Il commercio pavese tra storia e futuro: l’appello di Aldo Poli ai giovani imprenditori
Il vicepresidente della Camera di Commercio di Cremona, Mantova e Pavia celebra le attività storiche e invita le nuove generazioni a ritrovare il coraggio di fare impresa per rilanciare la città

Un riconoscimento a chi, da decenni, resiste ai cambiamenti del mercato e continua a credere nel valore del commercio di prossimità. Ma anche un invito a guardare avanti, a non arrendersi e a ricominciare a fare impresa. È questo il doppio messaggio lanciato da Aldo Poli, vicepresidente vicario della Camera di Commercio di Cremona, Mantova e Pavia, in occasione della premiazione delle nuove attività storiche della provincia di Pavia.
Dietro la celebrazione, però, c’è anche un’analisi lucida e per certi versi amara dello stato attuale del settore commerciale locale.
«Negli ultimi anni – spiega Poli – abbiamo assistito a un’emorragia silenziosa di negozi. Dalla crisi Covid a oggi, l’associazione commercianti ha perso circa 4mila iscritti. Non perché scontenti, ma perché hanno chiuso definitivamente le saracinesche. È lavoro che scompare, è una parte viva della città che si spegne».
Chi passeggia per il centro di Pavia non può non notarlo: serrande abbassate, vetrine vuote, insegne spente che raccontano di attività con una lunga storia alle spalle. Un fenomeno che colpisce non solo l’economia, ma anche l’identità stessa della città.
Le cause, secondo Poli, non si limitano al boom degli acquisti online, che ha trasformato in profondità le abitudini dei consumatori. «A pesare è anche la mancanza di ricambio generazionale – sottolinea –. Per troppo tempo si è pensato che il commercio e l’artigianato fossero mestieri di serie B rispetto alle professioni più “nobili”. Persino molte famiglie di commercianti hanno spinto i figli verso altri percorsi, lontani dalle botteghe e dai negozi di famiglia».
Il risultato è sotto gli occhi di tutti: le vecchie generazioni vanno in pensione e nessuno subentra. Le attività chiudono, lasciando spazi vuoti e quartieri più spenti.
Eppure, proprio da qui Poli vuole ripartire, lanciando un appello ai più giovani: «C’è bisogno di coraggio e di voglia di fare impresa. È vero, non è una strada semplice né sicura come il “posto fisso”, ma può offrire grandi soddisfazioni e contribuire alla crescita della città, sia dal punto di vista economico che sociale».
Un messaggio che è insieme un monito e una speranza: perché la Pavia di domani possa continuare a vivere anche attraverso le sue vetrine illuminate e le sue storie di impresa familiare, simbolo di una città che non vuole smettere di credere nel proprio futuro.
M.D.