Scuola al freddo al Bordoni di Pavia: studenti in piazza contro i disagi
Protesta davanti alla Provincia dopo giorni di aule gelide per il blocco della caldaia. In arrivo due nuovi impianti e lavori di manutenzione, il preside: “Ragazzi legittimati a protestare, ma serve dialogo”

Con l’arrivo dei primi freddi, all’Istituto tecnico commerciale Bordoni di Pavia le aule si sono trasformate in frigoriferi. Già da martedì mattina, in molte classi la temperatura era ben al di sotto dei limiti previsti dalla legge. «Da noi c’erano appena 11 gradi», racconta una studentessa. Dopo aver atteso fino alle 11 sperando in un miglioramento, gli alunni hanno deciso di lasciare la scuola, nonostante il dirigente scolastico non avesse autorizzato l’uscita.
Il giorno seguente, la situazione non era cambiata. Decine di studenti hanno quindi scelto di non entrare in classe e si sono radunati in piazza Italia, sotto la sede della Provincia — responsabile della manutenzione degli edifici scolastici — per chiedere chiarimenti. «Non vogliamo più trovarci ogni inverno a fare lezione con giacche e sciarpe. È ora di risolvere davvero il problema del riscaldamento», spiega una rappresentante d’istituto. Gli insegnanti, invece, sono rimasti regolarmente al lavoro, seppur infreddoliti.
Intanto, i tecnici provinciali si sono messi all’opera per capire la causa del disservizio. «Martedì la caldaia è andata in blocco – spiega il capo di gabinetto della Provincia, Giuseppe Bufalino –. Dopo il nostro intervento sembrava tutto risolto, ma l’impianto si è fermato di nuovo mercoledì mattina. Ora stiamo completando l’installazione di due nuove caldaie, che dovrebbero eliminare definitivamente il problema».
Secondo la relazione tecnica redatta dopo il sopralluogo con gli studenti, martedì la vecchia caldaia era tornata in funzione alle 10.46, ma l’edificio impiega ore a riscaldarsi, motivo per cui l’impianto resta solitamente acceso dalle 6 alle 19. Mercoledì, però, si è bloccata di nuovo ed è ripartita solo verso le 9.46, quando ormai gran parte degli alunni aveva già lasciato l’istituto. «Giovedì – prosegue Bufalino – concluderemo l’installazione dei nuovi impianti, un investimento di quasi 100 mila euro, inserito in un progetto da 14 milioni per ammodernare il sistema di riscaldamento di 34 edifici scolastici e istituzionali».
Il dirigente scolastico, Antonino Crea, ha voluto chiarire la propria posizione: «So bene che gli studenti hanno diritto a un ambiente di studio confortevole, e condivido pienamente le loro ragioni. Ho chiesto solo che la protesta rimanesse civile e basata sul dialogo, come effettivamente è avvenuto. Non ho potuto autorizzare l’uscita anticipata martedì per ragioni di responsabilità e copertura assicurativa: finché gli alunni si trovano in edificio, non posso permettere che lascino la scuola senza controllo. Diverso il caso di oggi, in cui non sono proprio entrati. Per questo non considererò l’assenza ai fini del calcolo delle ore minime previste per la validità dell’anno scolastico».
Secondo il preside, la principale causa del problema sarebbe una caldaia ormai obsoleta che si spegne durante la notte e fatica a riaccendersi al mattino, impedendo il riscaldamento tempestivo dell’edificio. Tuttavia, assicura, entro il fine settimana la situazione dovrebbe tornare alla normalità grazie alla collaborazione con la Provincia.
Durante l’ispezione di mercoledì, però, gli studenti hanno approfittato dell’occasione per segnalare anche altri disagi strutturali. «Abbiamo mostrato ai tecnici i muri con crepe, pavimenti sollevati e piastrelle staccate – racconta la rappresentante Elisa Terribili –. Nella nostra aula c’è persino un buco nel muro che abbiamo coperto con fogli e nastro adesivo. E nel bagno delle ragazze entra acqua dal soffitto quando piove». Gli studenti attendono ora risposte concrete, sperando che al loro rientro in classe, oltre al calore dei termosifoni, trovino anche un edificio più sicuro e accogliente.