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Tobia Locatelli: la luce, la pioggia e la passione per la pittura

Dall’ispirazione infantile ai grandi maestri dell’Impressionismo e di Caravaggio, il percorso artistico di Tobia Locatelli tra luce, colore e tecnica personale

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Come è nata la tua passione per la pittura?

La mia passione per la pittura penso sia nata quando da piccolo vedevo mio fratello dipingere. Avevo circa otto anni, mi piaceva guardarlo lavorare con i pennelli e i colori a olio. Tuttavia, ho iniziato a dipingere solo più tardi, a 14 anni, ispirandomi al Ponte di Langlois di Van Gogh, poi a Van Dyck e a scorci della mia città tratti da fotografie.

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Durò poco: arrivò l’età del divertimento e abbandonai i pennelli. A 25 anni, dopo il matrimonio, ripresi a dipingere seriamente. In quel periodo conobbi pittori come Pavesi, Carboni, Reali, Tatasciore, Villani e Valdata — di lui amavo i boschi e i verdi — e Lucio Sollazzi, del quale cercai di imitare le luci e i colori.

Non ho un pittore solo che amo in particolare, ma ho sempre ammirato gli impressionisti: Sisley, Pissarro, Monet, Courbet e Renoir. In realtà, oggi posso dire di avere un preferito: Caravaggio. I suoi chiaroscuri mi incantano e mi hanno ispirato negli ultimi anni a realizzare opere diverse, con forti contrasti di luce su sfondi scuri, prima nelle nature morte e poi nei soggetti moderni.

Pur avendo sperimentato diversi stili, ho sempre dipinto a modo mio, perfezionandomi e mantenendo un tratto personale, anche quando ho studiato con un pittore della mia città.

I miei quadri notturni con la pioggia sono tra i più impegnativi: realizzo la pioggia a quadro asciutto, richiede molta pazienza e precisione per non rovinare l’opera.

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Uso colori a olio delle marche Maimeri, Mussini, Lefranc e Van Gogh, perché anche tonalità simili cambiano da una marca all’altra

M.M